Da sempre, naturalmente, l’uomo si esprime attraverso il disegno: il segno permette di “spiegare” il mondo, di costruire teorie, ma anche di esprimere il proprio personalissimo modo di sentirlo prima e raccontarlo poi.
Già l’uomo primitivo ha sentito la necessità di tradurre in segni racconti ed esperienze, tracciando così anche la propria storia personale e sociale; traducendo in segni i propri pensieri e rendendoli comunicazione, l’uomo si è evoluto.“Il simbolo è nato con l’uomo e nello stesso tempo ha fatto nascere l’uomo” (V. Puviani – “Le storie belle si raccontano da sole”).
Il di-segno rende “visibile” e comunica, a me che lo faccio, all’altro che lo può vedere: è capace di grande sintesi, racchiudendo sia significati chiari e comprensibili alla mente sia altri significati che toccano il nostro emisfero destro, i nostri sensi e le emozioni, parlando un linguaggio antico e universale.

Anche i bambini utilizzano con precocità e spontaneità il disegno; di più: in genere lo fanno con piacere, impegno, curiosità, così come si approcciano al gioco, altro fondamentale strumento di scoperta. Il disegno di fatto per loro è un gioco.
L’esercizio di motricità fine implicato ha delle ricadute fondamentali nello sviluppo neurologico, nonché pone le premesse per la letto-scrittura e la sostiene nel tempo.
Ma il disegno è anche depositario di racconti, di storie, di emozioni, attraverso l’utilizzo di immagini, di segni, di colori ed anche di simboli archetipici. I bambini col disegno, similarmente al gioco simbolico, possono “risolvere” alcuni nodi emotivi piccoli e grandi in maniera giocosa, possono darsi spiegazioni e consolarsi, possono trovare la calma o stupirsi, possono anche esprimere molta intensità, rabbia o delusione, …e poi stare meglio!
La psicologa e psicoterapeuta Anna Oliviero Ferraris scrive:“Lo scarabocchio, il disegno, le attività ‘artistiche’ in generale, per la loro immediatezza e drammaticità, per le loro possibilità di astrazione e di rappresentazione di concetti e stati d’animo complessi, possono rappresentare una delle forme e fasi di gioco più evoluto e creativo (…). Per l’insieme di questi motivi il gioco rappresentativo e il disegno sono a un tempo un segno, una spia, dell’evoluzione del bambino e un mezzo, uno strumento, per la sua evoluzione: la percezione, la memoria, la fantasia, lo sviluppo dei movimenti, la creatività vengono influenzati da queste attività rappresentative specialmente in quanto il bambino percepisce la possibilità di autodeterminare le sue azioni” (“Il significato del disegno infantile”).

Pablo Picasso aggiungerebbe“La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto” e poi “Ogni bambino è un’artista, il problema è poi rimanere artista quando si cresce”.
Crescendo la maggior parte delle persone adulte non disegna!
Così sembra che il disegno sia un gioco da bambini oppure un’attività che possono fare solo gli artisti… ma io scrivo anche se non sono un letterato, canto (sotto la doccia o mentre ascolto la radio) anche se non potrei mai sostenere un concerto!
Allora, grandi o piccoli, meglio circondarsi sempre di fogli matite e colori e disegnare!
Senza preoccuparsi del risultato, sapendo che quello che facciamo è un atto prima di tutto intimo con noi stessi, di cura e di piacere, un dialogo prezioso.
Se poi questa esperienza è vissuta dentro una relazione speciale, tra amici e fratelli, con genitori e insegnanti, in coppia, allora può essere anche un momento di conoscenza reciproca e di condivisione.
Il risultato: sarà sopratutto il processo! Il piacere del tracciare il segno che va e che torna, che gira e che corre, di vedere gli accostamenti fra colori, di sentire le diverse pastosità e fluidità che mine, pennelli, impasti hanno quando incontrano le superfici… il piacere di poter condividere l’indicibile.
Ma se una mano si sente libera di fare e ci si dà qualche possibilità nell’esplorare fogli grandi e piccoli, carte diverse, colori di varia natura, soggetti osservati a cui ispirarsi o segni in libertà, ciascuno può scoprire il proprio peculiare unico e meraviglioso “linguaggio”, e allora, vi assicuro, anche il risultato potrà essere bellissimo!
Rubo ancora da un libro di una mia grande maestra, Vanna Puviani:“Incoraggiare lo sviluppo di attività di simbolizzazione nelle persone significa attivare tutto ciò che riunisce la persona con se stessa, con gli altri e con il mondo” (“Le storie belle si raccontano da sole”).

Per tutti questi motivi e molti di più, se mi incontri per una consulenza pedagogica, è molto probabile che ti inviterò a disegnare, qualsiasi età tu abbia, anche a occhi chiusi, anche con la sinistra, anche in piedi, o in piccolo, a colori o in bianco e nero; e ti prometto che sarà bellissimo e poetico e trasformativo.

3 buone idee per disegnare sempre di più:

  • Quando si esce con bambini e ragazzi, portare sempre carte e colori, per “sconfiggere” le code e le attese dai dottori o al ristorante o le situazioni noiose e potenzialmente esplosive, per “regalare” possibilità di esprimersi e creare.
  • Per gli adulti, per ricominciare a disegnare: “La via del disegno brutto” di A. Bonaccorsi: un libro intelligente ed ironico per “sciogliersi” e ritrovarsi un po’.
  • Per genitori e figli, in questa fase di poco movimento e di preoccupazione: iscriversi insieme al corso “Coloro da casa”, corso di disegno ed acquerello tenuto da Simona Candido http://www.dsapp.it/webcorso-coloro-da-casa/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *