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L’importanza di disegnare fin da piccoli e poi da grandi
(28 aprile 2020)


 

Da sempre, naturalmente, l'uomo si esprime attraverso il disegno: il segno permette di “spiegare” il mondo, di costruire teorie, ma anche di esprimere il proprio personalissimo modo di sentirlo prima e raccontarlo poi.
Già l’uomo primitivo ha sentito la necessità di tradurre in segni racconti ed esperienze, tracciando così anche la propria storia personale e sociale; traducendo in segni i propri pensieri e rendendoli comunicazione, l’uomo si è evoluto.“Il simbolo è nato con l’uomo e nello stesso tempo ha fatto nascere l’uomo” (V. Puviani - “Le storie belle si raccontano da sole”).
Il di-segno rende “visibile” e comunica, a me che lo faccio, all’altro che lo può vedere: è capace di grande sintesi, racchiudendo sia significati chiari e comprensibili alla mente sia altri significati che toccano il nostro emisfero destro, i nostri sensi e le emozioni, parlando un linguaggio antico e universale.

 

Anche i bambini utilizzano con precocità e spontaneità il disegno; di più: in genere lo fanno con piacere, impegno, curiosità, così come si approcciano al gioco, altro fondamentale strumento di scoperta. Il disegno di fatto per loro è un gioco.
L'esercizio di motricità fine implicato ha delle ricadute fondamentali nello sviluppo neurologico, nonché pone le premesse per la letto-scrittura e la sostiene nel tempo.
Ma il disegno è anche depositario di racconti, di storie, di emozioni, attraverso l'utilizzo di immagini, di segni, di colori ed anche di simboli archetipici. I bambini col disegno, similarmente al gioco simbolico, possono “risolvere” alcuni nodi emotivi piccoli e grandi in maniera giocosa, possono darsi spiegazioni e consolarsi, possono trovare la calma o stupirsi, possono anche esprimere molta intensità, rabbia o delusione, ...e poi stare meglio!
L
a psicologa e psicoterapeuta Anna Oliviero Ferraris scrive:“Lo scarabocchio, il disegno, le attività ‘artistiche’ in generale, per la loro immediatezza e drammaticità, per le loro possibilità di astrazione e di rappresentazione di concetti e stati d’animo complessi, possono rappresentare una delle forme e fasi di gioco più evoluto e creativo (…). Per l’insieme di questi motivi il gioco rappresentativo e il disegno sono a un tempo un segno, una spia, dell’evoluzione del bambino e un mezzo, uno strumento, per la sua evoluzione: la percezione, la memoria, la fantasia, lo sviluppo dei movimenti, la creatività vengono influenzati da queste attività rappresentative specialmente in quanto il bambino percepisce la possibilità di autodeterminare le sue azioni” (“Il significato del disegno infantile”).

 

Pablo Picasso aggiungerebbe“La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto” e poi “Ogni bambino è un’artista, il problema è poi rimanere artista quando si cresce”.
Crescendo la maggior parte delle persone adulte non disegna!
Così sembra che il disegno sia un gioco da bambini oppure un’attività che possono fare solo gli artisti… ma io scrivo anche se non sono un letterato, canto (sotto la doccia o mentre ascolto la radio) anche se non potrei mai sostenere un concerto!
Allora, grandi o piccoli, meglio circondarsi sempre di fogli matite e colori e disegnare!
Senza preoccuparsi del risultato, sapendo che quello che facciamo è un atto prima di tutto intimo con noi stessi, di cura e di piacere, un dialogo prezioso.
Se poi questa esperienza è vissuta dentro una relazione speciale, tra amici e fratelli, con genitori e insegnanti, in coppia, allora può essere anche un momento di conoscenza reciproca e di condivisione.
Il risultato: sarà sopratutto il processo! Il piacere del tracciare il segno che va e che torna, che gira e che corre, di vedere gli accostamenti fra colori, di sentire le diverse pastosità e fluidità che mine, pennelli, impasti hanno quando incontrano le superfici… il piacere di poter condividere l’indicibile.
Ma se una mano si sente libera di fare e ci si dà qualche possibilità nell’esplorare fogli grandi e piccoli, carte diverse, colori di varia natura, soggetti osservati a cui ispirarsi o segni in libertà, ciascuno può scoprire il proprio peculiare unico e meraviglioso “linguaggio”, e allora, vi assicuro, anche il risultato potrà essere bellissimo!
Rubo ancora da un libro di una mia grande maestra, Vanna Puviani:“Incoraggiare lo sviluppo di attività di simbolizzazione nelle persone significa attivare tutto ciò che riunisce la persona con se stessa, con gli altri e con il mondo” (“Le storie belle si raccontano da sole”).

 

Per tutti questi motivi e molti di più, se mi incontri per una consulenza pedagogica, è molto probabile che ti inviterò a disegnare, qualsiasi età tu abbia, anche a occhi chiusi, anche con la sinistra, anche in piedi, o in piccolo, a colori o in bianco e nero; e ti prometto che sarà bellissimo e poetico e trasformativo.

 

3 buone idee per disegnare sempre di più:

- Quando si esce con bambini e ragazzi, portare sempre carte e colori, per “sconfiggere” le code e le attese dai dottori o al ristorante o le situazioni noiose e potenzialmente esplosive, per “regalare” possibilità di esprimersi e creare.

- Per gli adulti, per ricominciare a disegnare: “La via del disegno brutto” di A. Bonaccorsi: un libro intelligente ed ironico per “sciogliersi” e ritrovarsi un po’.

- Per genitori e figli, in questa fase di poco movimento e di preoccupazione: iscriversi insieme al corso “Coloro da casa”, corso di disegno ed acquerello tenuto da Simona Candido http://www.dsapp.it/webcorso-coloro-da-casa/

Un gioco… 1000 giochi!
(7 marzo 2020)

 

In questi giorni strani stiamo misurando quanto il tempo abbia un carattere soggettivo e come sia “lento” o “veloce” in base alle attività e alle emozioni che proviamo.
Per i nostri figli non solo le giornate possono apparire più lente, ma sono anche “disorientanti” in quanto manca la routine che la settimana scolastica scandisce in maniera rassicurante con il suo andamento uguale e prevedibile.
Il tempo si declina in compiti, letture, giochi in autonomia e tv… arriva anche il momento di
giocare insieme. Servono idee?

Un gioco che piace a tutti e va bene per tutte le età è il MEMORY: divertente perché ci ingaggia in una sfida dove la bravura non è legata all’età e dove la fortuna/sfortuna spariglia le possibilità di successo.
Il memory è un ottimo esercizio per la mente perché
allena le abilità di memoria a breve termine, la concentrazione, la capacità di cogliere i dettagli, quindi serve proprio a tutti:
- ai
bambini piccoli, come prerequisito per tanti apprendimenti, si può proporre già intorno ai due anni e mezzo scegliendo immagini molto semplici e un piccolo numero di coppie (5 in tutto all’inizio va già molto bene), anche per rispettare i tempi brevi di attenzione e di inferenza; in alternativa il piccolo di famiglia può essere lo speciale aiutante di un adulto smemorino… all’interno della coppia si stabiliranno delle regole di gioco per partecipare (tu giri la prima, io la seconda, oppure… ogni volta che devo girare la seconda mi consulto con te, ecc.);
- ai
bambini in età scolare, con tante varianti per allenare tante abilità differenti, utilissime per affrontare la scuola con una mente “tonica”!
- per i
bambini con DSA: per allenare memoria, concentrazione, discriminazione e per affinare la dimestichezza di apprendere per immagini;
- agli
adulti che hanno sempre mille cose da gestire;
- ai
nonni, la cui memoria a breve termine va stimolata ogni giorno.
Inoltre attendere il proprio turno, mantenere l’attenzione anche quando gioca l’altro, rispettare le regole, non sono solo utilissime competenze cognitive, ma sono sopratutto sociali, fondamentali nel gruppo classe e al lavoro!

 

MEMORY IN SCATOLA
Ci sono almeno due grandi famiglie: i memory in vendita e quelli da fare in casa!
In questi giorni privilegiamo i secondi, ma due accenni ai primi: i memory in scatola sono di tanti tipi, con
immagini molto semplici e altri con disegni o foto ricche di dettagli; i primi richiedono di ricordare la collocazione della carta, i secondi chiedono in più di discriminare le differenze.
In genere il verso della carta “coperta” ha colori differenti, per cui fare la coppia vuol dire accoppiare colori differenti (ad esempio una carta blu va sempre accoppiata a una carta rossa e due carte blu insieme non faranno mai una coppia), altre volte il verso è uguale e questo complica la faccenda e aumenta la probabilità di errore.
Mettere le carte in ordine come se fosse una
griglia ordinata di righe verticali e orizzontali è diverso che proporle in ordine sparso.
Proporre
10 coppie o 40 richiede abilità di discriminazione e memoria molto differenti.
Tutte queste varianti vanno scelte con cura e possono diventare un “piano d’azione” per giocare più volte, aumentando le difficoltà man mano che i bambini si impratichiscono.
Scegliere memory con un
tema appassionante per i bambini a cui si propone può sicuramente migliorare l’interesse!

 

MEMORY FAI DA TE… UNA BELLISSIMA ATTIVITÀ!

- Nel web si trovano molte immagini per stampare memory che poi si possono far tagliare e colorare ai bambini.

- Trovo ancora più interessante però ritagliare dei cartoncini bianchi e chiedere di disegnare le stesse cose su due cartoncini, eventualmente cambiando alcune discriminanti (ad esempio: macchinina blu, macchinina rossa): a seconda dell’età e delle capacità dei bambini, si possono guidare nella scelta delle varianti oppure lasciare che per un’oretta l’attività sia produrre tutte le immagini in autonomia.
Quindi… un gioco che li terrà impegnati a disegnare, ottima attività a 360° (il disegno libera l'espressione di emozioni, è attività pre-grafica per eccellenza, stimola la concentrazione, impegna nel discernimento fra categorie…).
Si può anche
dare un tema, affinché possa diventare un’attività ancora più ricca, utile per stimolare degli approfondimenti magari col supporto di qualche libro o di qualche ricerca di immagini sul web: per esempio “i capi d’abbigliamento”, “gli insetti”, ecc. Ancora, una coppia può essere formata da un oggetto e da un suo dettaglio o un oggetto strettamente collegato (es: una cintura e la fibbia, una casa e il portoncino d’ingresso… Ma ancora una scuola e lo zaino, un’automobile e la chiave, un cane e una cuccia, ecc.).
Suggerisco di recuperare una
scatolina dove riporre il gioco handmade, scatolina anch’essa da decorare/colorare magari dando un nome al memory realizzato!

- variante “English”: sotto ogni disegno si può chiedere di scrivere il nome della cosa in inglese oppure di pronunciare il nome in inglese durante il gioco quando si gira la carta, con una penalità o un premio per ciascuna parola sbagliata o ben pronunciata…. Ancora fare un memory solo di parole in cui abbinare la parola inglese alla sua traduzione in italiano;

- un memory sensoriale! Coi tappi delle bottiglie del sugo o delle bibite, meglio col diametro un po' grande, tutti uguali: all’interno potete mettere cartoncino a onde e liscio, carta vetrata, spugna, pluriball, stoffe diverse, …

- per bambini con difficoltà dislessiche o per bambini del primo ciclo della primaria, si possono predisporre coppie di disegni che stiano attente ad alcune caratteristiche della lingua scritta:
• coppie che iniziano con la
stessa consonante Dado-Diamante, Finestra-Farfalla, Gelato-Giacca, ecc. oppure coppie di carte dove una carta ha l’immagine e l’altra ha la singola lettera o la prima sillaba, magari scritta sia in stampato maiuscolo sia in stampato minuscolo (si possono rubare carte da gioco di altre attività);

ancora, si possono fare coppie di immagini di parole che cambiano significato con le doppie: palla-pala, rosa-rossa, cane-canne, ecc.;
• coppie con
consonanti omologhe: Banca-Panca, Bollo-Pollo, Belle-Pelle, Viale-Fiale, Giglio-Ciglio, ecc..
Per questo tipo di coppie, anche in base alle preferenze dei bambini, si può scegliere di fare il disegno e di scrivere appena sotto la parola in stampato o – viceversa – di non inserire la parola, il che richiede un piccolo sforzo in più di elaborazione cognitiva ma magari ha più il sapore del gioco e della sfida e “sa meno di scuola” ;-)
Prima di giocare al memory, meglio
presentare il gioco: si possono proporre tutte le carte scoperte e chiedere: “Secondo te cosa hanno in comune?”; oppure proporre una coppia e chiedere: “Perché è una coppia?”, quindi invitare a scoprire le altre coppie;

- un’altra variante del Memory , specie per questi ultimi tipi descritti (più complessi e legati al mondo della letto-scrittura) è la vecchia” o “pepa tencia”. Si elimina una sola carta, si distribuiscono le carte in numero uguale ad ogni partecipante (che le tiene nascoste), ciascuno pesca dall'altro una carta eliminando man mano le coppie e… chi resta con la vecchia???

Buon memory a tutti!

Raccontami... metodo DEC e dialogo simbolico
(4 febbraio 2020)

Prendo per mano un bambino o un ragazzo in uno spazio di ascolto: "Raccontami..."
Conduco un dialogo fra disegni e parole dove poter incontrarsi senza dare etichette, senza essere interessati ai perché, a colpe ed errori.
Diventa un viaggio dove si trova un senso poetico, le proprie bellezze, delle possibilità.
E alla fine c'è una storia tutta nuova!

Utilizzo con gioia e stupore il metodo DEC che ho appreso da Vanna Puviani e altri strumenti di dialogo simbolico che ho studiato a
Pratiche Sistemiche con Andrea Galimberti, Pierpaolo Dutto , Andrea Prandin, Antonio Caruso e altri bravissimi docenti.
E ogni volta mi stupisco e mi commuovo: uno spazio ben apparecchiato è così trasformativo, benché so poco o sempre meno o cerco di saperne sempre meno, curiosa di tutta la sapienza del bambino che incontro.

 

"Offriamo loro lo spazio intimo di fogli, uno dopo l'altro, per disegnarsi e dei colori con cui muoversi, riempirsi e spaziare per il mondo. Li prendiamo per mano e li portiamo in giro per il bosco a cercare il proprio albero con le sue radici uniche e il proprio animale e la propria natura selvaggia; li accompagniamo nel punto in cui il fiume marca le proprie origini per poi scorrere giù tranquillo - o trasformarsi in una cascata impetuosa - arrivando fino al mare; li conduciamo ad attivare il proprio movimento vitale (...). In tutti i casi andiamo in giro per il mondo a cercare il movimento giusto - cioè il loro movimento - cercando di seguire le loro istruzioni. Noi dobbiamo cercare di vedere i simboli che ci presentano per utilizzare bene i loro segnali e portarli a casa loro. A un certo punto, il ricongiungimento con la loro storia avviene e noi ce ne accorgiamo - e i genitori se ne accorgono e pure gli insegnanti - perché l'urlo si trasforma in canto, la frenesia in musica e l'agitazione in danza." (V. Puviani, Le storie belle si raccontano da sole, 2006)