Prendo per mano un bambino o un ragazzo in uno spazio di ascolto: “Raccontami…”
Conduco un dialogo fra disegni e parole dove poter incontrarsi senza dare etichette, senza essere interessati ai perché, a colpe ed errori.
Diventa un viaggio dove si trova un senso poetico, le proprie bellezze, delle possibilità.
E alla fine c’è una storia tutta nuova!

Utilizzo con gioia e stupore il metodo DEC che ho appreso da Vanna Puviani e altri strumenti di dialogo simbolico che ho studiato a Pratiche Sistemiche con Andrea Galimberti, Pierpaolo Dutto , Andrea Prandin, Antonio Caruso e altri bravissimi docenti.
E ogni volta mi stupisco e mi commuovo: uno spazio ben apparecchiato è così trasformativo, benché so poco o sempre meno o cerco di saperne sempre meno, curiosa di tutta la sapienza del bambino che incontro.

“Offriamo loro lo spazio intimo di fogli, uno dopo l’altro, per disegnarsi e dei colori con cui muoversi, riempirsi e spaziare per il mondo. Li prendiamo per mano e li portiamo in giro per il bosco a cercare il proprio albero con le sue radici uniche e il proprio animale e la propria natura selvaggia; li accompagniamo nel punto in cui il fiume marca le proprie origini per poi scorrere giù tranquillo – o trasformarsi in una cascata impetuosa – arrivando fino al mare; li conduciamo ad attivare il proprio movimento vitale (…). In tutti i casi andiamo in giro per il mondo a cercare il movimento giusto – cioè il loro movimento – cercando di seguire le loro istruzioni. Noi dobbiamo cercare di vedere i simboli che ci presentano per utilizzare bene i loro segnali e portarli a casa loro. A un certo punto, il ricongiungimento con la loro storia avviene e noi ce ne accorgiamo – e i genitori se ne accorgono e pure gli insegnanti – perché l’urlo si trasforma in canto, la frenesia in musica e l’agitazione in danza.” (V. Puviani, Le storie belle si raccontano da sole, 2006)

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